La Distanza che Unisce: Counseling e il Potere del Riconoscimento
Nel panorama delle relazioni umane, siano esse personali o professionali, emerge spesso un paradosso affascinante: per connettersi davvero, a volte è necessaria una certa distanza. Nel counseling, questa distanza non è sinonimo di freddezza o distacco, bensì di uno spazio essenziale per la comprensione, il riconoscimento e la crescita.
Pensiamo al ruolo del counselor. Non è un amico che avvalla ogni scelta, né un giudice che sentenzia.
Il counselor mantiene una distanza professionale che gli permette di osservare la situazione del cliente con oggettività, senza essere risucchiato nelle sue emozioni o convinzioni. È proprio da questa posizione, definita come distanza generativa, che può emergere un ascolto profondo e autentico.